Servizi pubblici: il divario tra nord e sud

Se nelle graduatorie dei territori occupiamo i posti di coda, un peso importante lo ha il livello scadente dei servizi pubblici, l’efficienza dei trasporti, il ciclo dei rifiuti e delle acque, tutte cose che incidono sulla qualità di vita delle persone, sul diritto di cittadinanza, ma anche sulla competitività dei sistemi economici locali, la loro capacità di attrarre attività, competenze, risorse. È un tema che è stato toccato proprio ieri sulle pagine di ‘Repubblica’ da Paolo Frascani, e nell’intervista all’economista Alessandro Leon di Francesco Erbani.

Sulla questione dei servizi l’Italia è spaccata a metà, perché le regioni del nord sono riuscite a fare delle loro multiutility dei giganti economici, vedi l’A2A in Lombardia, l’Era in Emilia, l’Iren in Piemonte. Sono aziende che, oltre a produrre servizi in regime di efficienza, macinano utili a beneficio dei comuni e degli azionisti privati, con piani industriali aggressivi e una sfera di azione che travalica i territori originari. È una cosa che conosciamo bene, perché è proprio l’A2A a gestire il termovalorizzatore di Acerra, ciò che comporta la paradossale conseguenza che gli utili di quell’impianto non vanno a rafforzare i nostri servizi e le nostre finanze, ma quelli degli utenti lombardi, che già beneficiano di un livello di servizio assai avanzato.

La forbice, naturalmente, rischia di divaricarsi ulteriormente, se va avanti il singolare processo di secessione a velocità variabile in atto, che proprio alle regioni forti conferisce la possibilità di trattenere una quota ulteriore di fiscalità per i servizi, le politiche del lavoro, la sanità e la scuola, cioè le cose che lì funzionano già meglio. Da Roma ( compresa) in giù le cose vanno diversamente, con le aziende partecipate dissestate, in preda a crisi gestionali e finanziarie spaventose, che garantiscono livelli dei servizi essenziali assai precari. Il compito immane del risanamento incontra obiettive difficoltà e tenaci resistenze, e un ulteriore ostacolo è anche rappresentato dalla diversa impostazione del diritto comunitario in materia, rispetto a quello nazionale, con il principio di concorrenza che per l’Europa rimane la stella polare, rispetto agli affidamenti diretti e alla gestione in house.

Vero è che per i servizi pubblici locali, differentemente dai settori dove la normativa comunitaria è più stringente, vedi telecomunicazioni e energia, i gradi di libertà sono maggiori, e la possibilità di soluzioni gestionali differenziate rimane aperta, purché si disponga di una chiarezza di strategie, procedure, obiettivi, e anche di una continuità amministrativa nel perseguire con un minimo di coerenza tutte queste cose. Una occasione importante per fare il punto su questi temi è la due giorni che si apre stamattina alle 9.30 presso la storica sede della Camera di Commercio in Piazza Giovanni Bovio, dal titolo ‘I servizi pubblici locali tra pubblico e privato in Italia e in Europa’.

Il convegno, organizzato dall’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, Consorzio Promos Ricerche e la Scuola di governo del territorio, è l’attoconclusivo del Master in Management dei servizi pubblici locali, codiretto da Carlo Iannello e Riccardo Realfonzo, al quale hanno partecipato 19 tra quadri e dipendenti di comuni e aziende partecipate, e liberi professionisti. L’iniziativa ha avuto un lusinghiero successo, anche perché è la prima a scala nazionale nella quale i diversi aspetti giuridici, economici, gestionali e tecnologici sono stati affrontati in maniera integrata. Il programma della prima giornata di lavori è assai nutrito, con la partecipazione di ospiti di rango, e una serie di sessioni dedicate ai temi chiave: la regolazione dei servizi a rete nel mediterraneo; i vincoli posti dal diritto comunitario; le prospettive offerte dall’evoluzione della tecnologia e le nuove tecniche di management.

Si chiude con una tavola rotonda dal titolo impegnativo (I servizi pubblici a rete nella regione Campania: problemi e prospettive), cui prenderanno parte tra l’altro i vertici aziendali di alcune nostre importanti aziende di servizio: Armando Brunini ( Gesac), Sergio D’Angelo ( Abc), Umberto De Gregorio ( Eav) Pietro Spirito (Autorità portuale). La due giorni è l’occasione per una discussione necessaria e opportuna, su temi che paiono assai specialistici, da addetti ai lavori, ma riguardano invece da vicino il destino nostro e dei territori che abitiamo: la possibilità stessa di pensare che viviamo ancora in un paese solo, nel quale essere cittadini significhi la stessa cosa, a Milano come a Napoli.

Di Antonio Di Gennaro, la Repubblica Napoli

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